mercoledì 24 giugno 2015

La scultura monoblocco della Triade Capitolina e il Museo Archeologico Nazionale di Palestrina

Questa importante scultura proviene da uno scavo clandestino del 1992, fu Pietro Casasanta il tombarolo che la scoprì nel comprensorio dell’Inviolata, nella zona di Guidonia, in un'area dove era stata localizzata una villa romana.

Un lavorante del tombarolo avendo richiesto una somma maggiore e non avendola ottenuta si recò dai Carabinieri per denunciare il ritrovamento dell’opera.
La scultura fu venduta ad un antiquario svizzero ma grazie al frammento dell’avambraccio di Giunone, rimasto in Italia, fu ritrovata e riportata in Italia.
Questa importante scultura monoblocco la si può ammirare nel Museo Archeologico Nazionale di Palestrina 
ospitato nel palazzo"Palazzo Barberini"
Il gruppo databile al periodo tardo antoniniano (160-180 d.C.), è l’unico esemplare conservato quasi integralmente finora conosciuto al mondo con la raffigurazione delle tre divinità tutelari di Roma: Giove, Giunone e Minerva che erano venerate nel tempio di Giove Capitolino sul Campidoglio.
La scultura le divinità sedute su un unico sedile sono:
al centro Giove, che teneva lo scettro nella mano sinistra, mentre nella destra ha il fascio di fulmini; alla sua sinistra Giunone, diademata e velata, con lo scettro nella sinistra e la patera (mancante) nella destra; sul lato opposto è Minerva, con elmo corinzio e asta nella sinistra, mentre il braccio destro, mancante, doveva essere sollevato a sostenere l’elmo.
Tre piccole Vittorie alate e acefale incoronano le divinità, mentre ai loro piedi sono raffigurati gli animali sacri: 
l’aquila,  
il pavone e
la civetta.
L’iconografia della Triade era finora nota solo da riproduzioni su monete o medaglioni, da rilievi o ancora dai pochi frammenti conservati delle statue di culto dei capitolia delle province.
Il Museo Archeologico Nazionale di Palestrina conserva moltissimi altri importanti reperti come il 
"Mosaico del Nilo" della fine del II sec. a.C., uno dei più grandi mosaici ellenistici con scene egiziane,
proveniente dall'area del Santuario della Fortuna,
il Plastico del tempio della Fortuna Primigenia,
i caratteristici cippi a forma di pigna o di busto femminile, che erano utilizzati come segnacolo per le tombe e spesso recano un’iscrizione con il nome del defunto.







            

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