La cittadina di Gaeta, nel Lazio meridionale, molto vicina alla Campania, offre molte opportunità per
gite turistiche, tra queste ci sono il Santuario della SS. Trinità,
conosciuto anche come santuario della Montagna Spaccata e la Grotta del Turco.
Gaeta la montagna spaccata |
La tradizione tramanda che il
monte si sia spaccato alla morte di Cristo e che il terremoto che lasciò un
segno su Gerusalemme segnò anche Gaeta e qui si trova il Santuario.
Il Santuario fu fondato nell'XI
sec. dai Benedettini e per arrivarci si percorre una bella strada che sovrasta
la spiaggia di Serapo.
Il suo aspetto architettonico si
rifà ai modelli del barocco napoletano e spagnolo.
A destra della chiesa si percorre
un corridoio scoperto
corridoio della via crucis |
con alle pareti le stazioni della via Crucis in
riquadri maiolicati,opera di R. Bruno (1849): sotto ogni quadro i versi del
Metastasio.
Al termine della Via Crucis si
giunge a sinistra e una scalinata di 33 gradini scende nella spaccatura
centrale quella spaccatasi,
secondo la leggenda, al momento della Crocifissione
e della morte di Gesù.
Nella cappella
del Crocifisso
sull’altare si trova
la grande Crocifissione lignea della metà del ‘400.
Il complesso della "Montagna
spaccata"
Prima fenditura della Montagna |
si inserisce nel contesto di tre fenditure
Seconda fenditura della Montagna |
Terza fenditura della Montagna |
della roccia, la tradizione tramanda che san Filippo Neri avesse vissuto all'interno della montagna dove si trova il giaciglio in pietra
noto ancora oggi come "Il letto di San Filippo Neri".
Un’altra tradizione riporta che nella roccia si sarebbe formata
la mano di marinaio turco miscredente che si era appoggiato alla roccia e che miracolosamente divenne morbida sotto la sua pressione formando così l'impronta della mano.
In questo Santuario-Monastero vi hanno soggiornato anche S. Francesco, S. Bernardino da Siena, S. Filippo Neri.
A sinistra della chiesa c’è la grotta del turco
e la scalinata, con circa 300 gradini,
gli splendidi riflessi verdi e turchesi.
Invece guardando verso l'alto si può ammirare la spettacolarità dell'intera grotta che deve il nome ai saraceni che nel IX secolo con le loro navi trovavano rifugio per poi attaccare di sorpresa le navi in transito e depredarle dei loro carichi.
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