Piazza
Madonna dei Monti prende nome dalla chiesa di S. Maria dei Monti più
popolarmente detta Madonna dei Monti. È questa la zona ove operarono le loro
opere di carità S. Giuseppe Labre, il “santo dei pidocchi” perché non li
uccideva, essendo anch’essi creature di Dio, e mantenendoseli addosso per
penitenza. nel centro, troneggia la bella fontana di Giacomo Della Porta, La via omonima – per la quale si dice non
passassero mai gli Ebrei per evitare le Terme di Tito, conquistatore di
Gerusalemme – conserva ancora qualche casa di abitazione risalente al XIII
secolo, con resti di muratura medievale. Palazzo dei Neofiti. Fra la
piazza e la via, sorge questo palazzo conventuale così chiamato perché ospitava
coloro che si convertivano al Cristianesimo. Caratterizzato da un grande
portale e da una non meno grande lapide di Urbano VIII, sormontato da una bella
edicola sacra, il palazzo è anche chiamato dei Catecumini o Cattacumeni.
Via
degli Zingari prese nome dalle carovane di zingari che affluivano a Roma e
venivano nel Seicento concentrate in questa zona, che si chiamava allora del
Pozzo. Questa precedente denominazione dovrebbe derivare dalla vicina località
detta Pozzo di Proba oppure per un pozzo qui esistente, del quale conserva
memoria il vicolo del Pozzuolo, dietro la Madonna dei Monti.
Piazza
di San Giovanni in Laterano prende nome dalla basilica omonima che è la
cattedrale di Roma; questa ha l’appellativo in Laterano perché costruita sulle
terre di Plauzio Laterano, confiscategli per aver aderito alla congiura dei
Pisoni, restituite poi al console Sesto Laterano ed infine da Costantino,
donate a papa Milziade. Ma sull’origine del nome vi è anche una curiosa
leggenda medievale: Nerone, nella sua follia, aveva gran desiderio di partorire
ed ingiunse ai medici di favorire la gravidanza. Per evitare l’immancabile
condanna a morte, costoro gli fecero ingerire un girino che, crescendo nello
stomaco dell’imperatore, divenne rana e questa – per mezzo di una potente purga
– fu “partorita” da Nerone. Contentissimo, l’imperatore fece girare la
ranocchia per tutta Roma, posta su di un magnifico carro d’argento e oro,
scortata dalla nutrice e da quindici principi romani. Ma, giunto il cocchio
sulle rive del Tevere, la rana sentì il richiamo dell’acqua, con un balzo si
tuffò nel fiume e comparve per sempre. Nerone, inferocito, fece uccidere la
nutrice ed i figli dei principi romani di scorta, i quali però si ribellarono
ed a loro volta uccisero il crudele imperatore. Per ricordare il fatto, i
quindici principi costruirono il Laterano che prenderebbe dunque il nome dalla latitans rana,
cioè dalla rana fuggitiva.
Via
Panisperna l’origine di questo toponimo è molto oscura. Secondo
un’interpretazione tradizionale si pensa che discenda dall’uso che avevano i
frati della chiesa di S. Lorenzo di erogare ai poveri, in certe circostanze, panis et perna
cioè pagnottelle di pane e prosciutto. Si parla anche di proprietà che vi
avrebbero avuto due famiglie, che esistettero veramente, i Pane ed i Perna; ed
è la fusione dei due cognomi che avrebbero dato luogo al toponimo. La via,
lunghissima, attraversa con i saliscendi i tre colli del Quirinale, Viminale ed
Esquilino, con un suo fascino fra edifici non monumentali ma nel complesso piacevoli
e caratterizzanti.
Via dei
Serpenti il nome è stato spiegato in vari sensi: quando era in mezzo alla
campagna, vi si scorgevano vari serpenti; la famiglia Serpenti gli ha dato il
nome; vi era un’immagine della Madonna che schiaccia i serpenti; vi era il
palazzetto Cerasola sulla cui facciata era dipinto Laocoonte avvolto dai
serpenti. Tutti potrebbero essere validi. La via originariamente
era molto più lunga, girava costituendo un’isola intorno alla chiesa di S.
Lorenzo in Panisperna ed era chiamata alla Serpe.
Via
delle Quattro Fontane la via ripercorre il tracciato dell’antico Malum Punicum
della IV Regione augustea e dalla piazza Barberini sale alla via Venti
Settembre per ridiscendere poi fino alla via Nazionale. Sulla sommità, quattro
fontane addossate ai quattro angoli dei palazzi finitimi, hanno dato il nome
alla via. Al n. 159, abitò Gabriele D’Annunzio con la bellissima moglie, Maria
Hardouin di Gallese, ed i figli Mario (il «Malnato»), Gabriellino e Veniero.
Numerose le chiese demolite sulla via.
Via
Merulana questa è la via dei Merli,
perché portava ai cosiddetti prata Meruli, un tenimento all’incirca dove oggi sorge
l’ospedale di S. Giovanni. Il nome comprendeva, oltre alla via, una vasta zona
tra il Laterano e S. Maria Maggiore ed il primitivo tracciato della via
tagliava l’attuale raggiungendo il Cimbro, ovvero piazza Vittorio Emanuele II.
L’attuale – chiamata Merulana Nuova - fu aperta da Gregorio XIII e
completata da Sisto V, per avere un più diretto collegamento fra le basiliche
di S. Maria Maggiore e S. Giovanni in Laterano, ma nel secolo scorso assorbì
anche la via della Coroncina.
Tutti i
brani della sezione dedicata alle strade del rione Monti sono tratti da:
Rendina C., Paradisi D. (2004), Le strade di Roma, Volumi I - II - III,
Newton & Compton Editori, Roma.
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