Questa importante scultura proviene
da uno scavo clandestino del 1992, fu Pietro
Casasanta il tombarolo che la scoprì nel comprensorio dell’Inviolata, nella
zona di Guidonia, in un'area dove era stata localizzata una villa romana.
Un lavorante del tombarolo avendo richiesto una somma maggiore e non avendola ottenuta si recò dai Carabinieri per denunciare il ritrovamento dell’opera.
La scultura fu venduta ad un
antiquario svizzero ma grazie al frammento dell’avambraccio di Giunone, rimasto
in Italia, fu ritrovata e riportata in Italia.
Questa importante scultura monoblocco
la si può ammirare nel Museo Archeologico Nazionale
di Palestrina
ospitato nel palazzo"Palazzo Barberini"
Il gruppo databile al periodo
tardo antoniniano (160-180 d.C.), è l’unico esemplare conservato quasi
integralmente finora conosciuto al mondo con la raffigurazione delle tre
divinità tutelari di Roma: Giove, Giunone e Minerva che erano venerate nel
tempio di Giove Capitolino sul Campidoglio.
La scultura le divinità sedute su
un unico sedile sono:
al centro Giove, che teneva lo scettro nella mano
sinistra, mentre nella destra ha il fascio di fulmini; alla sua sinistra
Giunone, diademata e velata, con lo scettro nella sinistra e la patera
(mancante) nella destra; sul lato opposto è Minerva, con elmo corinzio e asta
nella sinistra, mentre il braccio destro, mancante, doveva essere sollevato a
sostenere l’elmo.
Tre piccole Vittorie alate e
acefale incoronano le divinità, mentre ai loro piedi sono raffigurati gli
animali sacri:
l’aquila,
il pavone e la civetta.
L’iconografia della Triade era
finora nota solo da riproduzioni su monete o medaglioni, da rilievi o ancora
dai pochi frammenti conservati delle statue di culto dei capitolia delle
province.
Il Museo Archeologico Nazionale
di Palestrina conserva moltissimi altri importanti reperti come il
"Mosaico
del Nilo" della fine del II sec. a.C., uno dei più grandi mosaici
ellenistici con scene egiziane,
proveniente dall'area del Santuario della
Fortuna,il Plastico del tempio della Fortuna Primigenia,
i caratteristici cippi a forma di pigna o di busto femminile, che erano utilizzati come segnacolo per le tombe e spesso recano un’iscrizione con il nome del defunto.
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